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Bloody sunday

A Londonderry il 30 gennaio 1972 l'esercito inglese spara sui partecipanti di una manifestazione provocando 13 morti e 14 feriti con il risultato, secondo le parole del protagonista, di consegnare un'intera generazione all'Ira e spazzare via il movimento non violento dei diritti civili.


Nella settimana precedente quel giorno, raccontata durante i titoli di testa, il governo decide di vietare qualsiasi tipo di manifestazione con questo ottenendo che il movimento non violento decida di sfidare il divieto manifestando pacificamente contro l'internamento.


Questi i fatti, che il regista restituisce con stile documentaristico: macchina da presa a spalla, colori desaturati, moltissime dissolvenze sul nero. Pochissime concessioni alle storie personali dei personaggi (solo due, molto sfumate, molto sullo sfondo), la popolazione di Derry protagonista delle scene di massa nel tentativo, dice il regista, di ricostruire per sublimare un tragedia comune ancora molto vicina per esser stata dimenticata.




Suggerisce, a noi di trent'anni dopo, che la militarizzazione del conflitto civile non e' la soluzione del conflitto e che criminalizzare le manifestazioni pacifiche porta al conflitto. Ci racconta che la presenza dei para', assurda e ingombrante per una pacifica manifestazione cittadina, si rese necessaria per la volonta' di un'azione forte e dimostrativa da parte delle istituzioni. Ci informa anche del fatto che i militari che si resero responsabili di quei morti non vennero mai puniti e che gli inquirenti decisero che non c'erano responsabilita' da ascrivere ai vertici militari.




"Oggi ha vinto l'Ira. Centinaia di giovani sceglieranno di impugnare le armi con loro."


Ivan Cooper, protestante schierato con i cattolici, rappresentante in parlamento di Derry, membro del movimento dei diritti civili

Chi scrive il copione?


Tutto parte dalla decisione iniziale di un governo (qualunque tipo di governo) di reagire alle contestazioni di piazza con la forza, di dare una punizione "esemplare" ai manifestanti. Da qui si dipana sempre il medesimo copione: tensione alle stelle, impreparazione di forze d'ordine e manifestanti, violenze sugli inermi piu' che sui violenti, coperture acritiche dei comandi e dei governi alle forze dell'ordine, insabbiamento e depistaggio delle indagini.


Chiunque prenda quella prima, tragica, decisione dovrebbe sapere che tutto il resto seguirą inevitabilmente.

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A Londonderry il 30 gennaio 1972 l'esercito inglese spara sui partecipanti di una manifestazione provocando 13 morti e 14 feriti con il risultato, secondo le parole del protagonista, di consegnare un'intera generazione all'Ira e spazzare via il movimento non violento dei diritti civili.


Nella settimana precedente quel giorno, raccontata durante i titoli di testa, il governo decide di vietare qualsiasi tipo di manifestazione con questo ottenendo che il movimento non violento decida di sfidare il divieto manifestando pacificamente contro l'internamento.


Questi i fatti, che il regista restituisce con stile documentaristico: macchina da presa a spalla, colori desaturati, moltissime dissolvenze sul nero. Pochissime concessioni alle storie personali dei personaggi (solo due, molto sfumate, molto sullo sfondo), la popolazione di Derry protagonista delle scene di massa nel tentativo, dice il regista, di ricostruire per sublimare un tragedia comune ancora molto vicina per esser stata dimenticata.




Suggerisce, a noi di trent'anni dopo, che la militarizzazione del conflitto civile non e' la soluzione del conflitto e che criminalizzare le manifestazioni pacifiche porta al conflitto. Ci racconta che la presenza dei para', assurda e ingombrante per una pacifica manifestazione cittadina, si rese necessaria per la volonta' di un'azione forte e dimostrativa da parte delle istituzioni. Ci informa anche del fatto che i militari che si resero responsabili di quei morti non vennero mai puniti e che gli inquirenti decisero che non c'erano responsabilita' da ascrivere ai vertici militari.




"Oggi ha vinto l'Ira. Centinaia di giovani sceglieranno di impugnare le armi con loro."


Ivan Cooper, protestante schierato con i cattolici, rappresentante in parlamento di Derry, membro del movimento dei diritti civili