L'uomo che non c'era effettivamente non c'e'. La vita gli passa sopra sotto e attraverso, e benche' la voce narrante sia la sua, nel film dice assai poco. Dire che la fotografia e' splendida e' riduttivo: bianco/nero elegante di un'America anni 40 (nella quale c'erano gia' il tritarifiuti incorporato nel lavandino della cucina e il bingo) ancora lontana dal proibizionismo tabagista -non c'e' scena in cui il protagonista non accenda-spenga-cerchi-tocchi-fumi una sigaretta: immaginiamocelo con le scritte di sirchia in sovraimpressione per farne un horror-, e moltissime le citazioni da noir d'epoca.
Se i Coen siano sopravalutati o no non saprei dire: una certa maniera nel film c'e' ma e' un autocompiacimento che gli si puo' perdonare.
